La storia della Pallacanestro Trieste è un affascinante viaggio attraverso decenni di passione e successi. Questa città, nota per essere una delle culle del basket italiano, ha prodotto un numero impressionante di talenti che hanno contribuito alla nazionale azzurra.
La Società Ginnastica Triestina, con i suoi undici titoli nazionali, ha gettato le basi per una tradizione che sarebbe stata portata avanti dalla Pallacanestro Trieste, fondata nel 1975. Questa squadra ha vissuto momenti epici, come l'era Stefanel con Bogdan Tanjević e Dejan Bodiroga, raggiungendo semifinali scudetto e finali di Coppa Korac. Dopo una crisi, la Pallacanestro Trieste 2004 è nata dalle ceneri della precedente, ripartendo dalla Serie B2 per risalire gradualmente le classifiche.
Oggi, la squadra continua a scrivere la sua storia, con una passione che anima il PalaTrieste e un futuro sempre più promettente.
La parabola della Società Ginnastica Triestina ai massimi livelli si conclude definitivamente nella stagione 1974-75, quando, sponsorizzata Lloyd Adriatico, disputa il primissimo campionato di A2 con in campo nove dilettanti e un unico professionista, l'americano Steve Brooks. A quel punto lo sponsor abbandona e la Ginnastica si prepara a fare altrettanto. Di fronte al rischio di scomparire dal basket di vertice, un gruppo di appassionati ha fondato la Pallacanestro Trieste, che ha ereditato i diritti all'A2 dalla SGT.

La Pallacanestro Trieste iniziò a farsi notare nel panorama del basket italiano grazie al supporto economico di Hurlingham. Questo permise alla squadra di ingaggiare giocatori di qualità come Ron De Vries e Angelo Baiguera.
La stagione 1976-77 vide l'arrivo di Gianfranco Lombardi come allenatore, che portò la squadra a un ottavo posto nella regular season. La salvezza fu garantita grazie a un girone di classificazione.
Nel 1978, la squadra ingaggiò Rich Laurel, un giocatore che sarebbe diventato un idolo dei tifosi triestini. Con lui e Larry Boston, la squadra disputò un buon campionato, ma la promozione rimase un obiettivo difficile da raggiungere.
Dopo la partenza di Boston, la squadra ingaggiò Jim McDaniels, ma un infortunio lo costrinse a ritirarsi. Fu sostituito da James Bradley, e la squadra conquistò finalmente la promozione in Serie A1 al termine della stagione 1979-80, chiudendo al primo posto a pari punti con altre squadre.
La promozione in Serie A1 fu un momento storico per la Pallacanestro Trieste, ma la stagione successiva si rivelò difficile. La squadra ingaggiò Carlos Mina e tentò di acquisire un centro di spicco, puntando su Marvin Barnes, un giocatore dal passato burrascoso. Tuttavia, Barnes deluse le aspettative e la squadra retrocesse in A2 dopo una sola stagione in A1.
L'Era Hurlingham ha lasciato un segno indelebile nella storia del basket triestino, contribuendo a creare una base di tifosi appassionati e a promuovere lo sviluppo del basket nella città. Il successo di quel periodo ha ispirato generazioni successive di giocatori e tifosi.

Nel 1984, la società venne acquistata dal magnate del tessile Giuseppe “Bepi” Stefanel, che decise di investire nel basket rilevando la squadra locale. Al momento dell’acquisto, la società militava nella seconda serie nazionale (A2), ma il presidente aveva un obiettivo chiaro: farne una squadra da scudetto. Le prime mosse furono l’acquisto di un nuovo capo allenatore, il bosniaco Bogdan Tanjević, allenatore di grande esperienza e visione tattica.
Tuttavia, il primo anno della gestione Stefanel non andò come sperato e si concluse con la retrocessione in Serie B1. Nonostante l’amara battuta d’arresto, Stefanel non si arrese e continuò a investire per riportare la squadra ai massimi livelli.
Grazie alla determinazione della dirigenza e agli investimenti oculati, la squadra riuscì rapidamente a risalire di categoria, conquistando la promozione in Serie A1 nel 1986. Durante quegli anni, Trieste divenne una piazza importante per il basket italiano, attirando giocatori promettenti e veterani esperti.
Tra i giocatori più iconici di quell’epoca ci furono: Nando Gentile, playmaker dal talento cristallino. Dejan Bodiroga, giovane talento che poi sarebbe diventato una leggenda del basket europeo. Alessandro De Pol, grinta e intensità sotto canestro. Fabrizio Ambrassa e Gianluca Mauro, colonne portanti del gruppo.
Dopo anni di successi e consolidamento nel massimo campionato italiano, Giuseppe Stefanel decise di spostare il progetto sportivo a Milano, acquisendo l’Olimpia Milano. Così, nel 1994, la Stefanel Trieste cessò di esistere nella sua forma originaria, mentre molti giocatori e lo staff tecnico seguirono Stefanel nella nuova avventura milanese.
Nonostante la fine di quell’era, il ricordo della Stefanel Trieste rimane ancora oggi vivido tra i tifosi. È stato un periodo in cui la città visse il basket ad altissimo livello, respirando un’aria di competizione e passione che ha lasciato un segno indelebile nella cultura sportiva triestina.

Il 25 agosto 1985, Michael Jordan fece tappa a Trieste per un’amichevole tra la Stefanel Trieste e la Juve Caserta, durante una tournée promozionale organizzata dalla Nike. In quella partita, Jordan realizzò una spettacolare schiacciata che ruppe il tabellone, mandando in frantumi il plexiglass. Questo episodio contribuì alla sua leggenda, mostrando al mondo intero la sua potenza atletica.
Jordan indossava le iconiche Air Jordan 1 rosse e nere, rimaste famose anche per essere state macchiate di sangue a causa dei vetri rotti. Quelle scarpe, diventate simbolo di un momento irripetibile, sono oggi un cimelio da collezione. Un ricordo indelebile per la città di Trieste e per tutti gli appassionati di basket.

Con il trasferimento del progetto Stefanel a Milano nel 1994, Trieste si trovò a dover ripartire. In questo contesto, la famiglia Illy, già profondamente legata alla città e al suo tessuto sociale, decise di investire nella pallacanestro, diventando lo sponsor principale della squadra. Nacque così l’era Illy Caffè Trieste.
L’obiettivo della dirigenza era consolidare una nuova identità sportiva puntando su giovani talenti locali e giocatori emergenti. Nonostante le difficoltà economiche e tecniche, Illy riuscì a mantenere viva la passione per il basket in città, sostenendo la squadra anche nei momenti meno brillanti.
Durante questo periodo, la squadra militò prevalentemente tra Serie A2 e B1, lottando per la promozione e consolidando il legame con la città. Anche se non ci furono successi eclatanti come nell’era Stefanel, l’Illy Caffè Trieste rappresentò un simbolo di resilienza sportiva e passione cittadina.
Il PalaRubini: la casa del basket triestino
Uno degli elementi più iconici di questo periodo fu il nuovo palazzetto dello sport, il PalaTrieste, inaugurato nel 1999. Situato nel quartiere di Valmaura, la struttura moderna divenne presto il cuore pulsante della pallacanestro triestina. Con una capienza di circa 6.900 posti, il PalaTrieste è stato teatro di emozionanti sfide e ha accolto tifosi appassionati che non hanno mai smesso di sostenere la squadra, anche nei momenti più difficili.

Dopo il trasferimento del progetto Stefanel a Milano nel 1994 e la successiva conclusione dell’epoca Illy Caffè Trieste nei primi anni 2000, il basket triestino si trovò nuovamente ad affrontare un periodo di incertezza. Tuttavia, la passione per la pallacanestro in città non si spense e si fece strada la necessità di creare una nuova realtà sportiva.
Nel 2004, a seguito della crisi della storica società, si decise di rifondare il movimento cestistico locale sotto una nuova denominazione: nacque così la Pallacanestro Trieste 2004. L’idea alla base del progetto era quella di preservare la tradizione e l’identità del basket triestino, coinvolgendo nuove forze imprenditoriali e ripartendo da una base solida e sostenibile.

Il vero punto di svolta arrivò nel 2016 con l’ingresso dello sponsor Alma, che cambiò il nome della società in Alma Pallacanestro Trieste e portò nuove risorse economiche e progettuali.
L’arrivo di Alma diede un impulso fondamentale alla società, garantendo stabilità finanziaria e permettendo l’arrivo di giocatori di qualità per competere ai vertici della Serie A2. Alla guida tecnica rimase il coach Eugenio Dalmasson, simbolo di continuità e progetto sportivo. Il piano di Alma era chiaro: costruire una squadra solida per raggiungere in tre anni l’obiettivo Serie A.
Il 16 giugno 2018, dopo una cavalcata emozionante nei playoff, la Pallacanestro Trieste ottenne la promozione in Serie A battendo la Novipiù Casale Monferrato nella serie finale. Fu un momento storico per la città, che riabbracciava il massimo campionato dopo anni di assenza.

Un nuovo assetto societario permette alla Pallacanestro Trieste di guardare al futuro con fiducia e rinnovato ottimismo. Il 29 novembre 2019 la Pallacanestro Trieste, con Mario Ghiacci presidente, annuncia il nuovo main sponsor della squadra, che prende il nome di Allianz Pallacanestro Trieste.

Nel 2021 si chiude la migliore stagione in Serie A, con la partecipazione alle F8 di Coppa Italia e i Playoff conquistati con il 7° posto. Il campionato successivo vede i biancorossi qualificarsi alle F8 dopo il girone d’andata come terza forza del campionato per poi chiudere la regular season al nono posto, restando fuori dai playoff solo a causa di una differenza canestri sfavorevole.

Nel dicembre 2022, la Cotogna Sports Group (CSG), società formata da un gruppo di investitori americani con esperienza nel marketing sportivo e nei mercati finanziari, formalizza l’acquisizione del 90% delle quote della Pallacanestro Trieste. Il nuovo corso societario introduce un approccio innovativo al business sportivo, al marketing e al coinvolgimento dei tifosi.
Il primo Consiglio di Amministrazione della nuova Pallacanestro Trieste è composto da Richard de Meo (Presidente), Fitzann R. Reid (Vicepresidente), Connor Barwin, Mario Ghiacci (Vicepresidente e General Manager) e Andrea Bochicchio per il socio di minoranza Trieste Basket srl.

A maggio 2023, al termine dell’ultima giornata del campionato di Serie A, gli uomini di coach Legovich si trovano al penultimo posto, complice la sconfitta contro Brindisi e le vittorie contemporanee di Scafati, Napoli e Reggio Emilia. Nonostante lo stesso numero di punti di Reggio Emilia, Trieste retrocede a causa del peggior quoziente canestri (0,9373 contro 0,9781) dopo 5 stagioni nella massima serie.
Dopo la retrocessione, la società non si arrende e punta a riconquistare la massima serie. Viene costruito un roster competitivo per il campionato 2023-24, affidando la guida tecnica al nuovo head coach Jamion Christian.
Parallelamente, viene rivisto l’assetto societario, con Michael Arcieri nominato General Manager, per rafforzare ulteriormente il progetto sportivo e organizzativo. L’obiettivo è chiaro: tornare subito in Serie A, mantenendo una visione ambiziosa e innovativa per il futuro del basket triestino.

La Pallacanestro Trieste costruisce il roster attorno a un nucleo di giocatori locali: i playmaker Michele Ruzzier e Stefano Bossi, l’ala e capitano Lodovico Deangeli e il centro Francesco Candussi (unico non propriamente triestino). A completare la squadra ci sono Giancarlo Ferrero, Ariel Filloy, Luca Campogrande, Giovanni Vildera e i due stranieri Eli Brooks e Justin Reyes.
La stagione parte in sordina, ma tutto cambia con la memorabile vittoria nel derby contro APU Udine, grazie a una tripla allo scadere di Brooks. Da lì, la squadra colleziona sette vittorie consecutive, puntando a un buon piazzamento per i playoff.
Tuttavia, l’infortunio al ginocchio di Reyes nel derby di ritorno segna un momento critico: la fase a orologio diventa sofferta e Trieste chiude la stagione regolare al quinto posto, mentre stampa e tifosi chiedono il licenziamento di Arcieri e Christian.
La società conferma la fiducia nei suoi uomini chiave, scelta che si rivela vincente. Con il ritorno di Reyes, la squadra ritrova smalto e condizione fisica. Ai playoff, Trieste elimina prima l’insidiosa Torino, poi la capolista Forlì. Nella finale contro Cantù, i biancorossi dominano, concedendo agli avversari solo una vittoria.
Ad appena un anno dalla retrocessione, Trieste riconquista la Serie A, riportando entusiasmo e passione in città, con una cavalcata trionfale che segna un nuovo capitolo per il basket triestino.

Nell'agosto 2024 Paul Matiasic completa l’operazione di acquisizione del 100% delle quote di controllo di Cotogna Sports Group e delle sue controllate, le entità italiane Cotogna Sports Group Italia e Pallacanestro Trieste 2004. Paul Matiasic è Amministratore Unico di CSG, CSG Italia e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Pallacanestro Trieste, diventando di fatto il proprietario della squadra di basket di Trieste, recentemente promossa in Serie A

Nell’ultima amichevole pre-campionato, la Pallacanestro Trieste ha affrontato il Baskonia nella prestigiosa Fernando Buesa Arena, disputando il Trofeo Araba-Álava Saria, match che si è concluso con la vittoria dei baschi per 93-76. Nonostante le assenze significative di Ross, Reyes, Brown e Bossi, e con Coach Jamion Christian trattenuto a Bologna per la presentazione del campionato di Serie A, i biancorossi hanno mostrato carattere, mantenendo il passo con la formazione di Eurolega per buona parte dell’incontro.

Nel febbraio 2025, la Pallacanestro Trieste ha vissuto un momento storico partecipando alle Frecciarossa Final Eight di Coppa Italia. Nell’edizione disputata all’Inalpi Arena di Torino, i giuliani sono stati protagonisti di una straordinaria impresa: dopo una rimonta epica contro i Trapani Shark nei quarti di finale, hanno sfiorato l’accesso a una storica finale, arrendendosi solo all’ultimo tiro con Trento.
